Desiderio e Depressione
Fabio Viale, Souvenir Gioconda, 2007
Gli psicologi e gli psicoterapeuti che si rapportano a persone che soffrono di stati depressivi hanno in genere l'impressione che queste, oltre la tipica incapacità di provare sentimenti, siano incapaci di formulare qualsiasi desiderio. Sembra che il disturbo li abbia svuotati di ogni capacità di accedere al proprio mondo interiore, come di reagire alle circostanze esterne. Ma la comprensione psicodinamica della depressione porta a vedere come la dimensione della irrealizzabilità del desiderio sia centrale nello sviluppo della sofferenza e non una sua conseguenza.
In Lutto e melanconia (1917) Freud cercò di individuare una base comune ai diversi tipi depressione, al di là della catalogazione dei sintomi e dei sottotipi depressivi.
Definì così la depressione come la reazione alla perdita, reale o immaginaria, di un oggetto, intendendo per “oggetto” una persona amata o un'astrazione che ne abbia preso il posto. La particolarità del fenomeno non stava quindi nella perdita in sé ma nella reazione soggettiva che questa suscitava, ovvero nel modo in cui i pensieri consci e le fantasie inconsce organizzavano il modo in cui era avvertita la perdita.
Sappiamo oggi (Bleichmar 2008) che nella reazione depressiva, l'oggetto perduto, è sempre legato a un desiderio centrale per l'economia psichica della persona. In altre parole non è possibile comprendere la reazione soggettiva difronte alla perdita dell'oggetto, se non consideriamo l'intenso desiderio ad esso collegato e che diviene, di conseguenza, irrealizzabile.
Dobbiamo quindi assumere come elemento caratteristico di ogni depressione il modo in cui il soggetto concepisce la realizzabilità del suo desiderio.
La tipologia di questi desideri è varia e spazia da quelli di soddisfacimento pulsionale a quelli di attaccamento, dai desideri narcisistici a quelli di benessere dell'oggetto.
In qualsiasi caso il sentimento di disperazione collegato all'irrealizzabilità del desiderio porta la persona a percepirsi come soggetto impotente, incapace di modificare lo stato delle cose: non può né realizzare il desiderio né fare a meno di desiderare.
Nella misura in cui il soggetto si rappresenta come impotente si disattiveranno i movimenti che tendono all'oggetto del desiderio dando origine, come in un corto-circuito, a inibizione e abulia, componenti centrali dello stato depressivo.
Infine i tentativi di sottrarsi alla sofferenza producono processi difensivi come la rabbia compulsiva (verso se stessi e verso l'oggetto), le fantasie riparatorie, il diniego maniacale, gli auto-rimproveri e le auto-punizioni.
In sintesi, gli elementi centrali che sembrano costituire la base di ogni stato depressivo sono:
fissazione a un desiderio che monopolizza la psiche del soggetto,
sentimento di impotenza rispetto alla realizzabilità di questo desiderio,
progressivo e pervasivo sentimento di disperazione che con il tempo arriva ad abbracciare ogni attività.
Definendo così l'essenza dei disturbi depressivi diventa necessario, al fine di progettare un approccio terapeutico razionale, porsi delle domande sui desideri oggetto di fissazione nel paziente e su come la loro irrealizzabilità porti quella persona a sviluppare senso di impotenza e disperazione.
Ad esempio l'irrealizzabilità del desiderio dipende dalle qualità di quest'ultimo? In questo senso il raggiungimento della meta è forse troppo elevato, troppo distante dalle reali possibilità del paziente? Forse in questo caso sono attivi modelli narcisistici di grandiosità con i quali la persona tende a identificarsi?
Il desiderio, pur considerandolo normale, è irrealizzabile per determinate caratteristiche del soggetto? Ad esempio svalutazione di sé e bassa autostima, eccessiva rigidità della coscienza morale o per la presenza di gravi patologie della personalità?
L'irrealizzabilità è dovuta a fissazione a situazioni del passato? Come traumi irrisolti o presenza di persone patologiche a cui il soggetto è sottomesso?
Per quale motivo non è possibile sostituire il desiderio in questione con un altro? In altre parole quali emozioni rendono questo desiderio così importante per quella persona?
Bibliografia
Bleichmar H. (2008), Psicoterapia Psicoanalitica, Roma: Astrolabio.
Freud S. (1917), Lutto e Melanconia, in Opere vol. 8, pp. 102-118. Torino: Boringhieri, 1976.