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IL PIACERE DEL DOLORE. Psicoterapia del MASOCHISMO.


Psicologo Firenze

Fabio Viale, Kouros, 2015

La forma passiva dell'unione simbiotica è quella della sottomissione o per usare un termine clinico, del masochismo. Il masochista sfugge all'insopportabile senso di separazione e solitudine rendendosi parte di un'altra persona che lo domina, lo guida, lo protegge; che è la sua vita e il suo ossigeno, per così dire.

Erich Fromm, L'arte di amare, 1956.

Il masochismo può essere definito come la ricerca soggettiva, cosciente o inconscia, del raggiungimento del dolore. La sofferenza fisica o mentale, le condotte di autodanneggiamento, di autopunizione o di autoprivazione, sono tutte condizioni che il soggetto masochista insegue in quanto, su un altro livello, generano piacere.

Il dispiacere diviene il mezzo attraverso il quale, pur passando attraverso un circuito complicato, è raggiunto il piacere (Bleichmar, 2008).

Osservando il masochismo da vicino, ci accorgiamo che esistono due principali distinzioni nel raggiungimento del piacere attraverso il dolore.

  • Nel secondo caso l'autodanneggiamento non porta al piacere ma serve per ridurre un dolore più grande, come nei casi di masochismo per senso di colpa.

Alcuni autori come Kernberg (1988) e Parkin (1980) hanno studiato la relazione dinamica esistente tra narcisismo e masochismo, parlando di “superiorità etica” o “glorificazione della sofferenza” come sentimenti vissuti da alcune personalità masochiste.

In questi casi la sofferenza, la sopportazione del dolore e gli atti di sacrificio, possono servire al soggetto per costruire un'identità di persona superiore. In tal modo vengono realizzati i desideri narcisistici di superiorità e grandiosità.

Alcuni comportamenti apparentemente altruistici come la generosità, l'automoderazione, il sacrificio o l'impegno militante di qualsiasi tipo, possono essere espressione di masochismo narcisistico, nella misura in cui non sono indispensabili per il benessere altrui, ma piuttosto sono fonte di un'identità idealizzata per il soggetto che li agisce (Stolorow, 1975).

Anche nel caso del masochismo sessuale, in cui la ricerca della sofferenza è necessaria al soddisfacimento erotico, è rintracciabile un filo conduttore fra il dolore e la sua conversione in piacere.

Loewenstein (1957) parlò di “seduzione dell'aggressore” per definire tutte quelle situazioni in cui un soggetto sviluppa condotte masochiste per acquisire senso di controllo e dominio su quanto in origine aveva temuto. Mettere in atto una scena sessuale ritualizzata in cui il soggetto viene umiliato o percosso, fornisce gli elementi per trasformare in attivo ciò che un tempo fu subito passivamente.

Sentire di dirigere l'azione, di saperla anticipare, di non essere colui che subisce di sorpresa, sono tutti fattori che ristrutturano l'immagine dell'altro come non più persecutore. Ma anzi l'adeguarsi alle tipiche regole degli scenari erotici sadomasochisti permette al soggetto maltrattato di impadronirsi di ciò che un tempo fu traumatico e di trasformarlo in qualcosa di piacevole e desiderato (Stoller, 1991 e Laplanche,1992).

Differente è la situazione che Freud (1924) descrisse come “masochismo morale” o masochismo per senso di colpa.

Quando la sofferenza viene ricercata per attenuare il proprio senso di colpa, le punizioni che il soggetto si autoinfligge diventano il mezzo per placare i rimproveri del proprio Super-Io.

Questa parte della psiche è detentrice della morale, dei valori e degli ideali che il soggetto sente di dover seguire. Deriva dall'identificazione con i genitori, con gli educatori, con le autorità, con gli individui che egli reputa esemplari e può diventare un vero e proprio tiranno interno “duro, crudele, inesorabile contro l'Io di cui è il protettore” (ibidem p. 13).

Dato che la sofferenza prodotta dal senso di colpa può divenire insopportabile, il soggetto identifica i “rimorsi di coscienza” con il bisogno di punizione, arrivando ad autodanneggiarsi o facendo in modo che altri lo puniscano. In questo modo ristabilisce un senso di equilibrio interno, una pace momentanea in quanto il dolore autoinflitto ha sostituito il dolore morale.

L'individuazione dei diversi sistemi di motivazione che stanno alla base delle condotte masochiste diviene fondamentale per organizzare interventi di psicoterapia mirati.

Ad esempio, sopravvalutare l'aspetto del godimento nel masochismo sessuale non permette di considerare quel soggetto come una persona terrorizzata, che ha sessualizzato l'incontro con l'altro per difendersi dalle proprie angosce persecutorie e per tentare di controllare una situazione traumatica.

Così come credere che ogni forma di masochismo dipenda dal senso di colpa non permettere di accedere al piacere narcisistico di quei soggetti mossi principalmente dalla ricerca di un'identità idealizzata.

Nell'ambito della Psicoanalisi Interpersonale, nel cui solco anche io come terapeuta mi colloco, il masochismo viene destrutturato partendo dalle sue componenti intersoggettive, ovvero considerandolo una forma di controllo e di trasformazione difensiva della situazione traumatica.

Secondo questa linea interpretativa, la condotta masochista serve primariamente a instaurare un particolare tipo di relazione con l'altro. Questi scambi interpersonali hanno lo scopo di anticipare il trauma, di controllarne la comparsa, di dosarne le modalità. Permettono di veicolare un messaggio inconscio verso l'altro, per far sì che questo non attacchi o non abbandoni.

In sintesi, il processo terapeutico nelle psicoterapie psicoanaliticamente orientate si sviluppa seguendo due fasi:

  • in primo luogo occorre rendere coscienti le fantasie soggiacenti alle condotte autolesive, il paziente deve capire che dietro la sofferenza che si infligge c'è il tentativo di bloccare l'angoscia;

  • in secondo luogo è indispensabile risolvere la situazione di fondo che innesca le condotte masochiste, ovvero il legame con figure sadiche idealizzate che sostengono il Sé traumatizzato del paziente.



Bibliografia

Bleichmar, H. (2008). Psicoterapia Psicoanalitica. Astrolabio: Roma.

Freud, S. (1924). Il problema economico del masochismo, in Opere vol.10. Boringhieri: Torino.

Fromm, E. (1956). L'arte di amare. Mondadori: Milano.

Kernberg, O. (1988). Clinical dimension of masochism, in: Journal of the American Psychoanalytic Association, 37, 4, pp. 1005-29.

Laplanche, J. (1992). Il primato dell'altro in psicoanalisi. La Biblioteca: Roma-Bari.

Loewenstein, R.M. (1957). A contribution to the psychoanalytic theory of masochism, in: Essential Papers on Masochism, New York University Press: New York.

Parkin, A. (1980). In Masochistic enthralment, in: International Journal of Psycho-Analysis, 61, 3, pp.307-14.

Stoller, R. (1991). Sadomasochism in the perversions, in: Juournal of the American Psychoanalytic Association, 39, pp. 741-45.

Stolorow, R.D. (1975). The narcissistics function of masochism, in: International Journal of Psycho-Analysis.

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