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FREUD INTERPRETE DEL SUO TEMPO

  • Immagine del redattore: Dott. Cosimo Santi
    Dott. Cosimo Santi
  • 1 feb 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Sigmund Freud INTERPRETE DEL SUO TEMPO

Esistono decine di biografie su Freud. Ogni periodo della sua vita, come ogni capoverso delle sue opere, è stato ampiamente analizzato, sezionato e interpretato nei modi più diversi. Esistono biografie che ne tracciano un ritratto simile a quello di un eroe leggendario, immerso nella mitica autoanalisi, nella scoperta del complesso di Edipo e nella rivelazione della pulsione di morte.

Altre, collocandosi nel solco dell' anti-freudismo radicale, lo denigrano, lo considerano un abile falsario, un bugiardo e talvolta un fascista.

La biografia proposta da E. Roudinesco (2015) Sigmund Freud nel suo tempo e nel nostro, vuole ricollocare la figura di Freud nel contesto storico in cui ha vissuto, ha prodotto i suoi scritti e in cui è avvenuta la rivoluzione simbolica di cui è stato l'iniziatore.

L'idea centrale dell'autrice è quella di mostrare come Freud abbia ereditato le sue teorie dallo spirito della sua epoca:

Freud ha sempre pensato che ciò che egli scopriva nell'inconscio anticipasse ciò che accadeva agli uomini nella realtà. Ho scelto di rovesciare questa proposizione e di mostrare che quello che Freud credette di scoprire in fondo non era altro che il frutto di una società, di un ambiente famigliare e di una situazione politica di cui di egli interpretava magistralmente il significato per farne un prodotto dell'inconscio” .(Roudinesco, in: Psicoterapia e Scienze Umane, 2016, n. 4, p. 656).

Il rigoroso approccio storiografico dell'autrice è stato possibile anche grazie all'apertura dei Freud Archives della Library of Congress di Washinton, permettendo una decisiva decostruzione dei miti freudiani e sottraendo all'anonimato le vere storie di quei pazienti che si distesero sul divano di Freud e che sono rimasti ignoti per più di mezzo secolo.

Tra gli psicoanalisti c'è la volontà di pensare la storia di Freud in termini psicoanalitici. Ora, a me sembra che ogni comunità che non voglia considerare la propria storia sia condannata a non rinnovare il proprio sistema concettuale, la propria clinica e la propria dottrina […]

Io credo che per reinventare Freud e la sua dottrina sia necessario mostrarlo mentre costruisce la propria epoca, nella misura in cui ne è stato a sua volta costruito […] Non esiste da una parte la psicoanalisi nel senso clinico e dall'altra la sua storia, non esiste da una parte un Freud privato, uomo in carne e ossa, e dall'altra un pensatore astratto e una dottrina: tutto deve essere ripensato insieme, storicizzato. È necessario sottrarre Freud alle varie interpretazioni psicoanalitiche e tentare di ritrovarlo in altro modo... Attraverso la voce della storia” (Roudinesco in: Psicoterapia e Scienze Umane, 2016, n. 4, p. 654).

In contrapposizione con molti commentatori contemporanei, la Roudinesco, ci propone Freud come figura complessa e paradossale. Fu un conservatore e al contempo un ribelle, odiato dai sostenitori di tutte le religioni e di tutte le dittature per i suoi scritti sulla sessualità e sul risveglio delle coscienze. Fu emancipatore delle donne, benché attirasse gli attacchi delle femministe, era a favore della contraccezione, della libertà sessuale e del lavoro femminile. Fu un ebreo che, nonostante non avesse mai rigettato la sua condizione ebraica, non si dichiarò mai a favore del sionismo, provocando tutt'oggi l'ira della destra israeliana che lo considera un infedele.

Possiamo allora condividere la riflessione critica dell'autrice e pensare che l'ossessione per lo “spettro” di Freud sia il segno del dileguarsi della psicoanalisi e al contempo il segno della sua perennità?

Questa avversione permanente, non è forse il sintomo più evidente della verità sovversiva dell'invenzione freudiana?” (Roudinesco in: Psicoterapia e Scienze Umane, 2016, n. 4, p. 658).

Bibliografia

Roudinesco E. (2015). Sigmund Freud al suo tempo e al nostro. Torino: Einaudi.

Roudinesco E. (2016). Freud storia e memoria, in: Psicoterapia e Scienze Umane, 2016, n. 4, pp. 653-664.

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