top of page

Depressione e Aggressività.

Psicologo Firenze - Dott. Cosimo Santi

Esiste uno stretto legame tra depressione e aggressività. Gli psicoanalisti se ne sono ampiamente occupati senza però arrivare ad un accordo unanime su questioni fondamentali quali la modalità del processo causale che lega una dimensione all'altra, piuttosto che lo stabilire se l'aggressività sia una condizione sempre presente in tutte le forme di depressione o se sia un fattore secondario rientrante in un processo più ampio (Abraham, 1924; Klein, 1940; Jacobson 1971, Kohut, 1977; Kernberg, 1992).

Trovo interessante il tentativo di sintesi ipotizzato a suo tempo da Bleichmar (1997) che, partendo da un'ipotesi evolutiva della depressione intesa come esito finale di una catena di processi trasformativi, considera l'aggressività come uno dei possibili punti di ingresso nella depressione.

Questo effetto scatenante, sottolinea l'autore, potrebbe risiedere nella capacità che ha l'aggressività di colpire il nucleo comune a tutti gli stati depressivi, cioè il sentimento di impotenza riguardo l'irrealizzabilità di un desiderio oggetto di fissazione intensa.

In un precedente articolo sulla depressione ho messo in rilievo come il sentire che un desiderio centrale per la psiche del soggetto sia irrealizzabile costituisca l'elemento comune a tutte le forme di depressione. Il sentimento di disperazione che deriva da questa irrealizzabilità porta il soggetto a percepirsi come impotente e incapace di imprimere una svolta positiva agli avvenimenti sia interni che esterni. Questa condizione porta velocemente allo sviluppo delle componenti centrali della depressione quali: anedonia, abulia e inibizione.

Quindi, le diverse forme di aggressività entrano a far parte del processo trasformativo che ha come esito finale la depressione. Vediamone in dettaglio le possibili articolazioni.

Aggressività rivolta contro la rappresentazione delle persone.

Come già notava Abraham (1924) a suo tempo, quando la rappresentazione delle persone significative che il soggetto ha in mente è continuamente attaccata con critiche corrosive e svalutazione (mosse da aggressività), le conseguenze possono essere senso di colpa e perdita del valore che queste persone hanno effettivamente per il soggetto stesso.

Nel caso in cui queste persone rappresentino una fonte di sostegno per l'autostima, la loro svalutazione si ripercuoterà sul soggetto stesso che le attacca, conducendolo a un senso di perdita e alla percezione di vivere in un “mondo vuoto” privo di persone vitali e stimolanti.

È ciò che accade quando le persone, spinte da invidia o da rivalità, attaccano continuamente chiunque le circonda: partner, colleghi e conoscenti vengono tutti inesorabilmente distrutti nella fantasia del soggetto. La conseguenza è quella di creare un mondo esterno estremamente povero di relazioni significative e un mondo interno fatto di persone immaginarie idealizzate, potenti e irraggiungibili.

Tipicamente, questi attacchi finiscono per favorire nel soggetto il senso di impotenza riguardo la possibilità di appagare un desiderio di realizzazione personale, come succede in chi svaluta fortemente la propria condizione lavorativa o familiare.

Ogni attacco contribuisce a impoverire il mondo interno del soggetto e lascia un vuoto che rende difficile mobilitare le risorse adeguate per non incorrere in uno stato depressivo cronico.

Aggressività rivolta contro le persone reali.

Quando l'aggressività è rivolta contro le persone reali, distruggendo le relazioni familiari, le amicizie e le opportunità di lavoro, il risultato è una condizione di costante deterioramento e di impotenza rispetto alla realizzazione di desideri fondamentali quali l'amare e l'essere amati, l'essere riconosciuti e apprezzati dagli altri, l'avere successo nel mondo esterno.

Spesso, in questi casi la negazione onnipotente degli effetti distruttivi dell'aggressività porta il soggetto a rimandare continuamente la realizzazione di desideri essenziali, fino a quando la realtà esterna non permette più il mantenimento delle illusioni difensive e tutto appare irrimediabilmente perduto.

Aggressività rivolta contro se stessi.

L'aggressività diretta contro il proprio Sé (sostenuta da certe motivazioni che ho descritto in Le funzioni dell'aggressività), provoca un deterioramento delle funzioni adattive del Sé e porta a una rappresentazione di se stessi deficitaria (Kernberg, 1992).

L' ostilità nei propri confronti e le continue punizioni sotto forma di autocritiche, impegnano il soggetto in una guerra perpetua che lo rende incapace di sostegno e di autostima. Questa condizione di estremo impoverimento psichico, sicuramente porta al prosciugamento delle energie indispensabili per realizzare qualsiasi desidero (se non quello di autodistruzione rientrando così nel complesso sistema del masochismo) spingendo inesorabilmente il soggetto verso la depressione.

Conseguenze psicoterapeutiche.

Penso che le importanti articolazioni tra depressione e aggressività che ho brevemente illustrato dovrebbero permettere di orientare in modo razionale il lavoro dello psicologo e dello psicoterapeuta nell'aiutare il paziente a modificare il proprio quadro psicopatologico.

Se pensiamo, dunque, che per quel particolare paziente in quella particolare fase della sua vita sia l'aggressività a ricoprire un ruolo fondamentale nel generare senso di impotenza e disperazione, dobbiamo lavorare su questo particolare settore della sua vita. Capire, ad esempio, se l'aggressività derivi dall'identificazione con figure aggressive, se sia l'effetto di un disturbo narcisistico o di angosce persecutorie, se sia una difesa contro i sensi di colpa ecc...

Una volta stabilito che è l'aggressività ad aver generato e a sostenere lo stato depressivo, l'intervento psicoterapeutico avrà il fine di “disarmarla” attraverso tutte quelle componenti che le danno impulso e vitalità.

Bibliografia

Abraham, K. (1924). Tentativo di una storia evolutiva della libido sulla base della psicoanalisi dei disturbi psichici. In: Opere, vol. I, pp. 286-335. Bollati Boringhieri, Torino (1997).

Bleichmar, H. (1997). Psicoterapia Psicoanalitica. Astrolabio, Roma (2008).

Jacobson, E. (1971). La depressione. Martelli, Firenze (1997).

Kernberg, O.F. (1992). Aggressività, disturbi della personalità e perversioni. Cortina, Milano (1993).

Klein, M. (1940). Il lutto e la sua connessione con gli stati maniaco-depressivi. In: Scritti, pp. 326-54. Bollati Boringhieri, Torino (1978).

Kohut, H. (1977). La guarigione del Sé. Bollati Boringhieri, Torino (1980).

Comments


Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Seguici
  • Psicologo Firenze
bottom of page